Open Innovation e Open Source
si sono manifestati nella società moderna e in particolare nella galassia delle imprese, quando improvvisamente molteplici variabili hanno posto in evidenza a tanti imprenditori la necessità di “aprirsi” al mondo per un istinto di sopravvivenza; questa condizione si è palesata nel momento in cui non era possibile reperire nei profili e ruoli interni alle aziende delle risorse capaci di fare sviluppo e ricerca.
Si è manifestata così una necessità impellente di trovare risorse e collaborazioni esterne alla “teca aziendale” al fine di trovare linfa vitale per crescere e per generare il così detto
“futuro aperto”
Quindi intorno agli anni ’90, il ciclo vitale non poteva più permettersi di rimanere negli ambiti della singola impresa, ma doveva (ripetiamo il concetto di sopravvivenza) necessariamente andare a trovare risorse all’esterno; da qui la nascita di collaborazioni con università per iniziare progetti di ricerca e sviluppo condivisi, risorse altamente qualificate che portavano know how da una azienda ad un’altra, inizio di confronto con fornitori e clienti e non ultimo anche conconcorrenti.
Questo è stato il boom per alcune realtà che hanno saputo utilizzare nel modo più appropriato i concetti di Open Innovation e Open Source con idee nate da dipendenti, collaboratori, ricercatori o startup e il flop per tante altre aziende ed imprese
Questo è l’inizio di un nuovo ciclo vitale per l’economia e da questo momento inizia a svilupparsi il concetto di “Open innovation” che viene rappresentata come un concetto di “beneficiare di un bene o un servizio o una risorsa e restituire alla comunità una parte del beneficio sotto forma di esperienza o risultato o risorsa”
Questo nuovo concetto economico, risulta essere molto chiaro nella realtà del ICT, dove abbiamo assistito alla crescita esponenziale delle soluzioni Open Source nelle sue svariate forme; In pratica i software Open Source sono disponibili a tutti e sono liberamente installabili gratuitamente e senza restrizioni.
Gli economisti ritenevano, e la realtà attuale lo conferma, che proprio il binomio Open Innovation e Open Source, generino il miglior investimento in termini di risultati per il rilancio dell’economia.
Questo perché esiste una relazione intrinseca, “oggi significa conoscenza che si diffonde in tutte le direzioni grazie alla rapidità, efficacia e pervasività delle nuove tecnologie…“Gli asset si smaterializzano e diventano più leggeri, mobili, veloci, guidati dal machine learning. La tecnologia digitale contribuisce a velocizzare l’open innovation, dal momento che consente di risolvere i problemi in modo più veloce e partecipativo” (Salomon Darwin)
Esempi che quotidianamente abbiamo sotto gli occhi sono l’utilizzo dei social network da parte di comunità che sono utilizzatori ma anche attori dell’evoluzione delle imprese (direttamente o indirettamente le aziende partecipano alle comunità social per conoscere e coinvolgere i loro clienti)
La realtà italiana come risponde alle richieste dell’innovazione? Questi temi sono sposati dalla pubblica amministrazione con diversi progetti che però hanno un processo evolutivo molto lento.
Il tessuto PMI ha risposto al mercato innovazione aperta in maniera “soft”; secondo analisi di mercato delle università, circa il 50% delle PMI italiane non ha intrapreso nessuna forma di innovazione aperta (progetti, sinergie, collaborazioni, ricerche). Tutto ciò dimostra che ancora il nostro tessuto imprenditoriale non è maturo per diverse ragioni a compiere un passo verso la rottura dei confini e in alcuni casi delle barriere che per decenni hanno delimitato le attività d’impresa.